Materie prime critiche: si riaprono le miniere
A causa della sua lunga storia di estrazione dei differenti metalli, che, soprattutto negli ultimi secoli, hanno fortemente sostenuto la rivoluzione industriale, seguita dal forte calo dell’attività mineraria negli ultimi decenni, l’Europa è ricca di siti minerari abbandonati. Alla luce del recente boom mondiale della domanda di metalli, che ha comportato anche un generale aumento dei prezzi, i siti minerari abbandonati sono oggi visti come una possibile fonte di materiali in grado di ridurre la dipendenza europea dalle importazioni. Le Nuove Tecnologie e la Transizione Energetica forniscono una cornice in cui i nuovi metalli diventano merci di grande valore e ciò che era portato a discarica nel momento in cui i siti abbandonati erano attivi può essere ora potenzialmente recuperato, a seguito di un dettagliato lavoro di indagine e prospezione sulla mineralogia e sui contenuti metallici.
In questo contesto si inserisce l’attività della Commissione Europea che il 14 marzo ha presentato il Critical Raw Materials Act, secondo cui almeno il 10% del consumo di materie prime strategiche dell’Unione fondamentali per la Transizione Green e per le Nuove Tecnologie dovrebbe essere estratto nell’UE; il 15% del consumo annuo dell’Unione di ciascuna materia prima critica dovrebbe provenire dal riciclaggio; e almeno il 40% del consumo annuo di ogni materia prima strategica dovrebbe essere raffinato all’interno dell’UE.
L’obiettivo, come si legge nel documento, è quello di “ridurre i crescenti rischi di approvvigionamento dell’Unione […] rafforzando le capacità dell’Unione lungo tutte le fasi della catena del valore delle materie prime strategiche, compresa l’estrazione, la lavorazione e il riciclaggio“. Inoltre entro il 2030 non più del 65 per cento del consumo annuale dell’Unione di ciascuna materia prima strategica in ogni fase di lavorazione pertinente dovrà provenire da un singolo Paese terzo.
Al momento, l’UE è fortemente dipendente dall’importazione di materie prime che ritiene critiche, e poiché queste sono considerate un prerequisito per il successo della transizione verde e digitale, secondo la Banca mondiale si prevede che la domanda aumenterà drasticamente: circa il 500% entro il 2050.
Ecco quindi che una soluzione potrebbe essere quella di riaprire le miniere. Un’impresa non semplice, comportando una complessità ambientale e sociale, impegnativa ma necessaria, che si baserà sull’equilibrio tra i benefici economici con quelli ambientali e sociali. L’UE sta già lavorando per stabilire standard sostenibili per le miniere, ma sarà necessario fare di più per garantire che queste possano essere riaperte in modo sostenibile e sicuro per l’ambiente e per le comunità locali.
“Presto litio e terre rare diventeranno più importanti del petrolio e del gas”, ha dichiarato la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen presentando il programma di estrazione dei metalli critici, necessari a produrre gli oggetti derivanti dalle nuove tecnologie della transizione ecologica.
Si torna dunque a scavare, anche in Italia. Il litio, ad esempio, alloggia in grandi quantità nel sottosuolo di Roma; piombo e zinco invece, a Gorno (BG), cobalto in Piemonte, titanio in Liguria, e minerali di ogni genere, che un tempo venivano estratti in grandi quantità, in Sardegna e Sicilia. 3.000, secondo l’Ispra, i siti che potrebbero dare luogo all’attività mineraria.
E in questo caso, l’accettazione sociale non sarà l’unico ostacolo: da una parte, la competizione con altri Paesi, come gli Stati Uniti, divenuti un vero e proprio magnete per gli investimenti con l’Inflaction Reduction Act (Ira), che mette a disposizione somme importanti per raggiungere obiettivi simili: spinta alla decarbonizzazione, sostegno all’industria locale e taglio della dipendenza dall’estero per materiali e tecnologie critici; dall’altra, il caro energia, che continua a essere, seppur gradualmente in discesa, il flagello odierno dell’Europa; non per ultima, la reale sostenibilità finanziaria degli investimenti, in un difficile contesto competitivo rispetto a paesi come la Cina con sovraccapacità produttiva, alto livello di sussidi pubblici e modesta sensibilità alle tematiche ESG.
https://single-market-economy.ec.europa.eu/publications/european-critical-raw-materials-act_en#files
Fonti:
La sfida titanica (ma necessaria) di riaprire miniere in Europa – Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore
Il riciclo non basta, si torna in miniera – Paolo Viana, L’Economia Civile